Carabiniere ucciso,caccia al killer
Sospettato il "Lupo", un 47enne umbro
Continua, nelle Marche, la caccia all'assassino di Alessandro Giorgioni, l'appuntato scelto dei carabinieri ucciso giovedì a Sant'Agata Feltria, nel Montefeltro, da un uomo al quale aveva chiesto i documenti. Sospettato dell'omicidio è Luciano Liboni, 47enne umbro soprannominato "il Lupo", ricercato da due anni per tentato omicidio. Disperata la moglie del carabiniere: "Ci eravamo trasferiti qui perché era un posto tranquillo...".
Simona, la vedova del militare, non riesce a darsi pace: mentre suo figlio, Filippo, un bimbo di quattro anni, viene distratto da un capitano pilota dei carabinieri che lo fa giocare sul suo elicottero, lei, seduta su una panchina, piange disperata. Non è ancora stata capace di dire alla creatura che il suo papà non tornerà più a casa, perché è stato ucciso a sangue freddo mentre chiedeva i documenti a un uomo.
"Avete visto cosa è successo? Me l'hanno ammazzato, e adesso Alessandro non c'è più", ripete la donna agli ufficiali dell'Arma che, dopo la notizia della morte del marito, sono accorsi per dare un poco di conforto alla vedova. "Per lui la famiglia era tutto, mi diceva sempre "darei la vita per voi...". E adesso la vita non è più sua. E pensare che ci eravamo trasferiti qui perché era un posto tranquillo, c'erano meno rischi...".
L'unica consolazione è che l'assassinio dell'appuntato non resterà impunito: i colleghi del carabiniere sono già sulle tracce del killer. Il sospettato numero uno è Luciano Liboni, 47 anni, soprannominato "il Lupo", pericoloso latitante ricercato dal 2002. Che, secondo gli investigatori, tenterà di uccidere ancora se qualcuno si metterà sulla sua strada, cercando di impedirgli di fuggire.
L'uomo, che pare sia armato di due pistole, potrebbe nel frattempo aver abbandonato la moto Yamaha a bordo della quale è scappato dopo l'omicidio, continuando la sua fuga su un furgone "Ducato" carico di altre motociclette. Le fotografie segnaletiche dell'indiziato sono state diffuse in tutta Italia, e si sa gira che con documenti falsi, come quelli esibiti pochi giorni fa in un ospedale del Forlivese dopo un banale incidente stradale.
Luciano Liboni aveva già tentato di uccidere un carabiniere. Il fatto avvenne il 3 luglio scorso, in località tenuta del Cavaliere tra Guidonia e Settecamini, alle porte di Roma. Anche in quell'occasione alla richiesta di documenti il latitante aveva risposto con due colpi di pistola sparati ad altezza d'uomo contro i carabinieri che lo avevano fermato. Un proiettile si era conficcato nel cofano dell'auto, l'altro invece aveva ferito di striscio un militare. Subito dopo il tentato omicidio nella zona era scattata la caccia all'uomo. I carabinieri della compagnia di Tivoli e del gruppo di Frascati avevano anche redatto un identikit inviato a tutti i comandi d'Italia.
Da Perugia arrivò la risposta: si trattava del rapinatore umbro latitante. I carabinieri avevano una foto ricavata da una telecamera a circuito chiuso che lo aveva ripreso durante una rapina. I militari segnalarono Liboni alla Procura di Tivoli per tentato omicidio. Giovedì, non appena appresa la notizia dell'omicidio del giovane appuntato, il comando di Tivoli ha ricollegato l'episodio al recente tentato omicidio. Il capitano Bartolo Doria ha subito indirizzato al comando di Novafeltra la foto di Liboni. E' stata quella la foto che la testimone del bar ha riconosciuto.
Originario di Montefalco, piccolo centro del Folignate, "il Lupo" è anche ricercato con l'accusa di aver ferito gravemente, il 19 febbraio nel 2002, un operaio 38enne a Ponte San Giovanni, alla periferia del capoluogo umbro. L'operaio era alla guida della sua Audi Avant con con accanto la convivente, mentre la figlia si trovava sul sedile posteriore. Casualmente, mentre guidava, l'uomo vide una Polo che era stata rubata qualche giorno prima a un'amica: avvisato il 113, mentre una pattuglia della Volante stava intervenendo si mise a seguire l'auto.
All'improvviso le due auto si affiancarono nei pressi di un incrocio, e il conducente della Polo, forse accortosi di essere seguito, sparò un colpo verso l'Audi. Il proiettile, dopo aver infranto il finestrino dell'auto, sfiorò la passeggera colpendo alla testa l'operaio.
Il 'lupo", però, è ricercato anche per una sparatoria avvenuta alla fine del marzo del 2002 con una pattuglia della guardia di Finanza in una strada affollata di Civitavecchia, e anche per una rapina compiuta nello spoletino. Qui il malvivente sparò una decina di colpi con una pistola calibro 38 special, e all'alba del giorno dopo sequestrò un uomo che stava recandosi al lavoro riuscendo a farsi portare fino a Roma, dove poi fece perdere le sue tracce.
Negli anni scorsi Liboni è stato piu' volte arrestato e scarcerato per diverse rapine, soprattutto ai danni di uffici postali. E del "Lupo" è anche nota la passione per le moto, con le quali si sposta frequentemente. Moto come la Yamaha, rubata a Terni, sulla quale è fuggito l'assassino di Giorgioni.
Nato a Bolzano, il 13 gennaio del 1968 ma cresciuto ad Alberese, in Toscana, dove vivono il padre Francesco e la madre (mentre un fratello è appena rientrato dall' Iraq), il carabiniere abitava da anni a Novafeltria. La cittadina dove aveva incontrato e sposato Simona Cola, 34 anni, commessa in una gelateria, e dove è nato Filippo, il loro bimbo. Era "un ragazzo benvoluto da tutti", spiegano gli abitanti e il sindaco di Sant'Agata, Giuseppe Polidori. La sua fine, dice il primo cittadino, "è la piu' grande tragedia mai avvenuta qui, portata da gente di fuori, perché qui gente così non c'è".