Il testo richiama molti dei fatti che legarono gli studenti a quel particolare periodo storico.
In quasi tutti gli atenei italiani gli studenti parteciparono nel
1848 a fatti di sangue. La terzina centrale del testo sottoriportato:
Ribelli ai tiranni di sangue bagnammoLe zolle d'Italia tra l'armi sposammoIn sacro connubio: la patria e il saper descrive sinteticamente e poeticamente quei fatti.
Nel gennaio di quell'anno a
Pavia gli studenti si scontrarono con truppe dell'esercito austriaco. Vi furono numerose vittime fra gli studenti.
L'8 febbraio successivo, a
Padova, i moti iniziarono con il ferimento di uno studente all'interno del
Caffè Pedrocchi di fronte al
Palazzo del Bo sede dell'Università.
Alla fine di maggio, presso
Mantova, alla
battaglia di Curtatone e Montanara partecipò il
Battaglione della Guardia Universitaria della Toscana con trentadue professori alla testa di trecentottantanove studenti.
Gli studenti furono uno degli elementi centrali in tutti i moti di quel periodo, tanto che ad
Urbino - nel
1831 - uno di questi moti venne chiamato la
Rivoluzione dei dottori.
Tutto questo è cantato nella parte centrale (gli estremi, prima e quinta terzina, costituiscono la parte da svolgere dai goliardi in pace):
Di canti di gioia, di canti d'amoreRisuoni la vita mai spenta nel cuore
Non cada per essi la nostra virtù.