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Discussione: Hacker! Visto da chi c'era.

  1. #1
    Guest

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    Breve storia sugli hacker
    di Eric S. Raymond


    Prologo: i Real Programmer
    In principio furono i Real Programmer. Non è così che si definirono. Ma neanche "hacker", o qualcosa in particolare; il nomignolo "Real Programmer" fu coniato solo dopo il 1980. Fin dal 1945, ad ogni modo, la tecnologia informatica ha attirato molte delle menti più brillanti e creative del pianeta. A partire dall'ENIAC di Eckert e Mauchly in avanti, è sempre esistita cultura tecnica più o meno continua e autocosciente di programmatori entusiasti, di persone il cui rapporto col software era di puro divertimento.

    I Real Programmer di solito provenivano dai settori dell'ingegneria e della fisica. Indossavano calzini bianchi, camicie e cravatte in poliestere e lenti spesse, programmavano in linguaggio macchina, in FORTRAN e in un'altra mezza dozzina di linguaggi ormai dimenticati. Si tratta dei precursori della cultura hacker, dei ben poco celebrati protagonisti della sua preistoria.

    Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ai primi anni '70, nella grande era dei computer a linea di comando e dei mainframe chiamati "big iron", i Real Programmer dominarono la scena della cultura tecnica dei computer. Alcuni articoli del venerato folklore degli hacker risalgono proprio a quegli anni: la famosa storia di Mel (inclusa nel Jargon File), vari passi di Murphy's Laws (La legge di Murphy) e il manifesto caricatura tedesco "Blinkenlights" che ancora adorna molte sale di computer.

    Il resto se vi piace potete trovarlo qui: http://www.apogeonline.com/ebook/90016/html
    Buona lettura.

  2. #2
    Guest

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    A chi interessa la cultura la cultura hacker, inizi pure da qui:

    http://www.jargonfile.com/jargon/htm...kenlights.html

    http://www.blinkenlights.de/interactive.en.html

    http://www.thebeez.de/

    Qindi si finisca pure cone leggi di Murphie, ma non pensate che sia tutto ;)

  3. #3
    Guest

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    Insistiamo? Ok l'avete voluto voi, insistiamo:

    Freeware:
    Con questo nome si intendono programmi proprietari gratuiti liberamente scaricabili o distribuibili. Sono distribuiti per la maggior parte dei casi solo in forma binaria e sono sviluppati da un'unica entità. Non si qualificano come Software Libero perchè non garantiscono le libertà 1 e 3. Quasi mai si tratta di software importante per un ambiente produttivo, ma a volte hanno funzionalità più o meno utili.
    Il freeware non garantisce alcun ritorno economico verso l'autore (sono gratuiti) se non indirettamente sotto forma di fama e pubblicità personale. All'utente finale il software è fornito "così come è" senza alcuna garanzia di funzionamento o assistenza.
    Shareware:
    Questa categoria di programmi implementa le regola "try-before-you-buy", ovvero "prima-provi-poi-paghi". I programmi shareware non si qualificano come Software Libero perchè non garantiscono le libertà 1 e 3. A volte non è disponibile nemmeno la libertà 2 e la 0.
    Tramite il meccanismo dello shareware gli sviluppatori possono fare conoscere il proprio programma senza dover chiedere un pagamento in anticipo. E` necessario implementare un sistema di controllo e verifica delle registrazioni delle licenze insieme ad un sistema di micro-pagamenti. Il costo di questo sistema non è banale e viene compensato soltanto con un adeguato volume di vendite, difficilmente prevedibile.
    L'utente finale ha il vantaggio di poter verificare se il software davvero funziona come pubblicizzato prima di pagarlo. Nessuno può però garantire per quanto tempo verrà garantita assistenza dal produttore, nè con che velocità verranno corretti eventuali malfunzionamenti, nè se e quando verranno implementate nuove funzioni.
    Un caso particolare sono i programmi "demo" o "versioni dimostrative", rilasciati solitamente con una limitazione nelle funzionalità o nel tempo di utilizzo. Vengono usate a scopo promozionale dai colossi del settore per catturare nuovi clienti o per strapparli alla concorrenza. Non si qualificano come Software Libero perchè non garantiscono le libertà 0, 1 e 3.
    E allora?
    Vantaggi del rilascio come Software Libero

    Il modello di sviluppo stesso:
    Il modello di sviluppo del software libero ha già dimostrato di avere successo: a parte il kernel Linux e l'intero sistema GNU/Linux, il settore in cui questo modello di sviluppo ha dimostrato la sua incredibile forza sono i Desktop Environment e le GUI. Quattro anni fa non esistevano dei desktop integrati per il sistema GNU/Linux ma oggi (giugno 2001) ci sono ben due prodotti maturi: KDE e Gnome. Quest'ultimo è talmente avanzato e potente da essere stato adottato da Sun Microsystem come ambiente di desktop ufficiale del suo sistema operativo (Solaris) al posto del precedente sistema proprietario. Tutto questo è accaduto in soli quattro (4) anni: nessuna compagnia software può sperare di avere altrettanto successo in così poco tempo.

    La questione marketing:
    Si fa un gran parlare di Software Libero e Open Source: il tuo prossimo programma potrebbe cavalcare l'onda della comunità e dei suoi canali, come i siti web Freshmeat e SourceForge (tra gli altri), le mailing list e i newsgroup.
    Sviluppare un'atteggiamento aggressivo verso il software libero può aiutare a rendere il tuo software un leader nella sua categoria o nicchia di mercato. La base di utenti sarà sicuramente più ampia, con una maggiore riconoscibilità del marchio e una forte identità senza dover mettere in piedi un intero dipartimento di marketing. Foraggiare una comunità crea un esercito di messaggeri che usano un ottimo mezzo di comunicazione: il passaparola. Per citare un esempio recente, la startup Digital Creations ha rilasciato il suo prodotto di punta Zope con una licenza Open Source su consiglio dei suoi venture capitalist. I VC avevano previsto che il rilascio Open Source avrebbe aumentato il valore della compagnia. Avevano ragione.

    Impegni del coordinatore di un progetto di Software Libero

    Se tu dovessi scegliere tra scrivere codice e cercare di venderlo, certamente sceglieresti di programmare (altrimenti non staresti leggendo questo articolo :-D). Persino in casa Microsoft il rapporto ingegneri/uomini-marketing è (GET FIGURES) e i risultati non sono entusiasmanti per chiunque abbia tentato di ottenere supporto e correzioni di errori ai loro programmi (qualcuno sostiene che non ci sono affatto ingegneri, ma riteniamo che sia una malignità gratuita).
    Mettere in piedi un consistente team di sviluppo interno all'azienda piuttosto che creare una struttura di sviluppo/marketing/supporto è una scelta vincente.
    Prima di adottare una licenza di software libero e stendere un business plan, è necessario chiarire che sviluppare software libero non è fonte di entrate, ma un costo. La fonte di entrate diventa la customizzazione e il supporto. In alcuni casi i guadagni possono essere integrati scrivendo libri, insegnando in corsi ecc (vedi il caso di PERL, python ecc).
    In qualità di sviluppatore principale sarà importante aiutare la comunità di utenti (che sono spesso anche sviluppatori) a crescere e essere ricosciuti come leader. Nel software libero il manager di progetto è lo sviluppatore principale ed è "eletto" dagli sviluppatori (il modello del "dittatore benevolo"). Esiste la possibilità che il leader di progetto perda la leadership per contrasti insanabili con la comunità di sviluppatori e si generi un "forking" (divisione) della base di codice, ma questo evento capita molto raramente e di solito è una scelta consensuale degli sviluppatori (caso di SAMBA/SAMBATNG e gcc/egcs).
    Se il nuovo programma ha una base di utenti ampia, ci si può aspettare che molti di questi potenziali utenti diventino sviluppatori. Una volta pubblicati i sorgenti dell'applicazione con una licenza di Software Libero, centinaia di persone interessate le scaricheranno da internet e inizieranno entusiaste ad usarla in ogni parte del mondo, a modificarla e a smanettarci.
    Quanti anni e quante licenze proprietarie si dovrebbero vendere per espandersi oltre la propria provincia di residenza? Queste centinaia di utenti avranno bisogno di supporto, di assistenza e ci saranno imprese commerciali che potranno soddisfare queste necessità per moltissimi anni, fintanto che il software avrà un grado di utilità.
    Alcune esempi di successo

    Zope: alla startup Digital Creations è stato consigliato di rilasciare il suo prodotto di punta con licenza Open Source e ora è leader di mercato nel settore web applications.
    http://www.zope.org

    RedHat: distribuisce una versione di GNU/Linux, consente a chiunque di scaricare dal web versioni gratuite della sua distribuzione, ma, nondimeno, ha annunciato 600.000 $US di ricavi netti nel Q1 del 2001.
    http://ww w.redhat.com/about/presscenter/2001/press_Q12002.html

    Progetto Mozilla: a prima vista potrebbe sembrare un insuccesso, ma in realtà mostra un punto forte in favore dell'Open Source. I componenti di Mozilla sono diventati molto di più di un semplice browser: Mozilla è un set di tecnologie, non un prodotto specifico (in termini biologici, Mozilla è un genere; un prodotto particolare è una specie). Il browser Netscape o il nuovo IDE Komodo (per la programmazione in Perl, Python, ecc) sono specie di Mozilla.
    http://mozilla.org/
    http:// home.netscape.com/browsers/6/index61pr.html?cp=dowpod61pr

    Storie di insuccessi

    Non che sia tutto rose e fiori: rilasciare software libero non è una panacea ed è una mossa che va progettata con cura, come qualsiasi altra attività umana (il disastro di tante .com lo dimostra)
    Eazel: per mancanza di un business plan solido, Eazel è scomparsa appena dopo aver completato il primo passo della sua attività: il rilascio del file manager libero Nautilus, integrato in Gnome, facile da usare e visivamente gratificante. La dipartita di Eazel non è stata traumatica, dato che Nautilus (essendo software libero) è e sarà sempre patrimonio comune ed è mantenuto e sviluppato ulteriormente da altre compagnie (come Ximian).
    http://www.ximian.com
    http://www.eazel.com

    Da questo elenco ho volutamente eliminato Netscape, in quanto alcune decisioni prese da pochi giorni, la stanno velocemente facendo scivolare al di fuori di questo contesto.
    Domande e Risposte

    D
    : Si può prevedere quanti sviluppatori scaricheranno il codice e inizieranno ad usarlo?
    R: E' difficile prevederlo in anticipo, ma d'altro canto, quanti sviluppatori lavorano ora come ora sul software? Se il software ha vasta utilità e il progetto è ben gestito ci saranno più sviluppatori e più utenti che mantenendo proprietario il software.

    D: Dovremo ripulire il codice e sostenere una comunità di sviluppatori?
    R: Le implementazioni povere, i trucchi sporchi sul codice non funzionano con il software libero. Sostenere la comunità di sviluppatori non è obbligatorio, ma migliora il ritorno da parte della comunità, contribuisce alla diffusione del sotware e rinforza la leadership evitando il "forking".

    D: Alcune parti del codice non sono di nostra proprietà e non possiamo pubblicarle. Cosa possiamo fare?
    R: L'unica cosa da fare è liberare la dipendenza del software libero da software non-libero: la GPL non consente di mescolare software libero a software non-libero. E` necessario rendere libero il codice di cui si detiene il diritto d'autore, "liberndo" o re-implementando le parti proprietarie.

    Cosa fare dopo aver letto questo articolo

    Se sei arrivato fino a qui potresti essere interessato a sapere che ci sono compagnie di consulenza che potranno aiutarti a compiere i passi giusti per rilasciare il software libero nel migliore dei modi. Molte di queste possono essere raggiunte tramite i Linux User Group locali, le associazioni internazionali e tramite internet.
    Se hai dubbi, domande o pensi solo che sia impazzito, non esitare a scrivermi: proverò a fare qualcosa.
    Copyright e autorizzazione:

    Copyright 2001 Stefano Maffulli.
    La copia alla lettera e la distribuzione dell'intero articolo sono permessi in qualsiasi forma senza il pagamento di diritti di autore a patto che l'indicazione del copyright e questa indicazione siano riportate.
    Fonte: http://rsoftware.altervista.org/rsof...hp?pagina=okos

  4. #4
    Guest

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    Preso a caso da: http://www.valtellinux.it/knights/morris-1.html

    In questo articolo verrà focalizzata l'attenzione sul primo Worm della storia dell'informatica che nel Novembre 1989 mise letteralmente in ginocchio la "madre delle reti", questo Worm rappresenta una descrizione generale di questo tipo di attacchi. Il virus o meglio Worm che colpì internet fu ad opera di uno studente della Cornell University di nome Morris che può essere considerato il primo hacker della storia dell'informatica.
    E mi spiace tantissimo per il valtellinux uno dei migliori siti italiani su GNU/Linux, ma questo tipo di affermazioni fanno male alla comunità.
    Considerare Morris un hacker è eccessivo, Morris era solo uno studente che aveva trovato un giochetto, ovvero come introdursi in un computer attraverso una porta di rete. Tutto qui.
    Affermare che un Hacker è un individuo abbietto, dedito alle pratiche di programmazione "occulta" per entrare nei PC di tutto il mondo, significa non capire, ma sopratutto rovinare la reputazione di persone che come unico credo hanno lo studio e la passione per la libertà.
    Già ma a molte persone la libertà da alla testa, specie se si tratta di libertà altrui.
    Stalmann, Reymond sono hacker, ma non hanno mai rotto una password, hanno convinto gente a non usarne, ma non hanno mai fatto male a nessuno.
    Creare Worm non è un lavoro da Hacker, ma da persone talmente distanti da qualsiasi forma di cultura.
    Entrare nei computer altrui, per vedere cosa c'è, è paragonabile ad una persona che guarda dal buco della serratura.
    Lasciare il libero accesso del proprio computer e lasciare libera l'informazione, è come se nell'esempio precedente, si bussa e poi si entra nella stanza, senza prima capire se ciò vi troveremo dentro sarà interessante o meno tramite una sbirciatina furtiva.

  5. #5
    Guest

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    Citazione Originalmente inviato da sugandbibi
    Affermare che un Hacker è un individuo abbietto, dedito alle pratiche di programmazione "occulta" per entrare nei PC di tutto il mondo, significa non capire, ma sopratutto rovinare la reputazione di persone che come unico credo hanno lo studio e la passione per la libertà.
    Già ma a molte persone la libertà da alla testa, specie se si tratta di libertà altrui.
    Stalmann, Reymond sono hacker, ma non hanno mai rotto una password, hanno convinto gente a non usarne, ma non hanno mai fatto male a nessuno.
    Creare Worm non è un lavoro da Hacker, ma da persone talmente distanti da qualsiasi forma di cultura.
    Sono pienamente d'accordo su ciò che hai affermato Sugandbibi anche se la paroola hacker non è che sia del tutto un appellativo carico di significati negativi ; vi sono tanti tipi diversi di hacker.

    Queste sono le categorie principali:
    (articolo tratto dal sito underthenet.supereva.it

    Iniziamo con i più divertenti e giocherelloni i cosidetti WANNABE LAMER, si trovano i rete ovviamente ovunque;
    La loro domanda classica, riportata in puro “slang” hacker, è “Yo man! Whaz di b3st way t0 hack www.nasa.gov ???? Ehy c’mon, explain me man!!!” Che, tradotta, significa “Qual è il modo migliore per bucarmi www.nasa.gov ? Daiiiiiii amico, dimmelo!!!”.
    Potete vedere alcune “chicche” postate da elementi di questo tipo su http://www.insecure.org/nmap/index.html (parte bassa). E’ l’home page del creatore di NMAP, un’utility di port scanning. Ha fatto un elenco delle e-mail “migliori” ed è tutta da ridere.

    SCRIPT KIDDIE (Il ragazzo degli script)
    Diciamo che sono “culturalmente avanzati”, ma non li vorreste per proteggere il vostro sistema.
    In genere chiamano ogni giorno http://www.rootshell.com/, o seguono le mailing-list su BugTraq (maggiori informazioni su http://www.geek-girl.com/bugtraq/about.html), da dove prelevano gli ultimi exploit e tool. A volte sono persino capaci di entrare nei sistemi ed urlarlo a mari e monti.

    The “37337 K-rAd iRC #hack 0-day exploitz” guy (Il ragazzo “cool” che va sul canale #hack di IRC e dice di avere gli exploit in tempo zero, così come il trader si vanta di essere uno “0 day” courier)

    Sono, in genere, i tipi che darebbero qualunque cosa per diventare “famosi”.
    Farebbero veramente di tutto per avere il loro alias (nickname) pubblicato ovunque, per finire sui giornali, per far sì che si parli di loro. Sono pronti ad utilizzare “mezzi brutali” per arrivare dove vogliono.
    Non è il genere di hacker che esplora, ma piuttosto che utilizza quanto è già disponibile.

    Cracker
    Innanzitutto chiariamo un’incomprensione: il termine “Cracker”, in origine, era inteso nei confronti di quella persona che rimuoveva le protezioni dai programmi (software) commerciali. Recentemente la definizione ha iniziato ad apparire su giornali e mailing-list ed è attualmente utilizzata per descrivere gli hacker “violenti”, quegli hacker che sono ben felici di divenire un incubo nella vita dei system administrator, cancellando file e creando danni permanenti e irreparabili al sistema.

    Questa categoria è anche più avanzata dei ragazzini del “37337 K-rAd iRC #hack 0-dayz exploitz”, ed ha anche il know-how necessario.
    Cercheranno di rimanere sul vostro sistema il più a lungo possibile. Quando sospetteranno di poterne prendere il controllo, lo “annulleranno”, cancellando file, log, ogni tipo di traccia, importante o meno.
    E’ una categoria di hacker abbastanza pericolosa.

    Ethical Hacker (L’Hacker “Etico”)
    Potrebbero persino piacervi. Sì, entrano, hackerano il vostro sistema, sì, sono cattivelli, impertinenti, curiosi, ma molto spesso (una moltitudine di report sono presenti a tal proposito) entreranno nel vostro sistema, lo esploreranno velocemente (se si tratta di un grosso computer o di una rete molto vasta, molto probabilmente curioseranno in giro un pochino “oltre” il limite della normale “educazione”) e ve lo faranno persino sapere, inviandovi mail di report o suggerimenti quando avranno terminato la loro esplorazione.

    Hanno una conoscenza estremamente ampia e a 360 gradi dei sistemi operativi, mentre normalmente la gente dà per scontato che gli hacker smanettino solo con UNIX: falso ed errato. Non lo fanno per trarne un profitto o per cercare fama: nulla di simile. La passione li guida, come dice uno spot.

    A volte sono ingenui, e parlano pubblicamente delle loro azioni, dando per scontato il fatto di non aver fatto nulla di male.
    Se vi capita la “fortuna” di averne uno nel vostro sistema, non cacciatelo via: approfittatene per apprendere i buchi della vostra rete aziendale o i bug della vostra Sun Workstation da dieci milioni di lire.

    Quiet, paranoid, skilled hacker (L’hacker taciturno, paranoico, specializzato)
    Abbiatene paura. E’ il tipo di hacker più pericoloso. Ciò non significa che vi cancellerà file o cose del genere, ma è paranoico, e quindi sarà molto difficile rilevare la sua presenza o, peggio, trovarlo.

    Rimarrà sui vostri sistemi per un periodo di tempo lunghissimo, senza fare nulla di grave o spiacevole. Lo esplorerà con calma, ma sarà attirato solo da quanto può rappresentare un qualche interesse per lui (non leggerà le vostre e-mail private, ma controllerà uno per uno i syslog e file similari..); non è interessato alla fama. Non “lo fa” per soldi. Lo fa per se stesso, per la sua esperienza e il suo know-how.

    E’ capace e competente su più tipi di sistemi operativi: esplorerà, ma non perderà tempo ad impressionare nessuno. Se rileverete la sua presenza – cosa molto improbabile – sparirà immediatamente.

    Cyber-Warrior (Il cyber-guerriero)
    E’ un mercenario. Ha acquisito capacità elevate negli anni. Probabilmente arriva da una delle categorie sopra elencate, ed ha scelto la sua strada. Si vende al migliore. Ma rifiuta alcune richieste. E’ utilizzato come basso profilo, i suoi target sono bassi, difficilmente attaccherà la multinazionale, molto più probabilmente il vostro Internet Service Provider, l’università locale o l’anagrafe. Non gli interessa chi buca e perché, entro certi limiti. Lo fa per i soldi. Non lascia quasi mai tracce. E’ intelligente. Ma non convintissimo di quello che fa: si sente “sporco”.

    Industrial Spy (La spia industriale – Spionaggio industriale)

    Soldi, “lo fa” per soldi. Altamente capace, con moltissima esperienza. Pericoloso, se è alla ricerca di materiale confidenziale. In questa categoria rientrano sfortunatamente molti “insider”, vale a dire le persone che accedono illegalmente a informazioni sensibili, all’interno della loro stessa azienda, per un utile personale.

    Government agent (L’agente governativo)
    Politica e soldi. La combinazione peggiore in questi casi. In genere sono persone con un buon background hacker. Non c’è bisogno di aggiungere altro. Politica e soldi.

  6. #6
    Guest

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    Angelino, vedo che ancora non hai capito, non devi fare delle classificazioni, farne significherebbe inserire delle persone dentro delle caste. E' sbagliato, i significati negativi come li chiami tu, sono appellativi usati da chi non ha ancora capito.

  7. #7
    web3 non è connesso AlterVistiano
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    Citazione Originalmente inviato da sugandbibi
    Angelino, vedo che ancora non hai capito, non devi fare delle classificazioni, farne significherebbe inserire delle persone dentro delle caste. E' sbagliato, i significati negativi come li chiami tu, sono appellativi usati da chi non ha ancora capito.
    Bho forse ho capito male anche io... ma un hacker non è un programmatore che i diverte a programmare e lo fa in modo ossessivo??
    (naturalmete escluse certe tipologie di software)

  8. #8
    Guest

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    secondo me è sbagliato definire qualcuno hacker...

    Secondo me è sbagliato definire qualcuno in generale...

    hacker è una parola strumentalizzata - violentata dai mass media - rovinata da una mala informazione . depistata da una faciloneria generale - un'inutile appellattivo per descrivere malamente menti affascinanti & banali criminali (dipende da chi usa questa parola) -

    Io in primis ho contribuito a rovinare ciò che vuol dire essere hacker (con varie cavolate che ho fatto .... sugandbibi ne sa qualcosa...)

    meglio non usare questa parola...Purtroppo oggi come oggi crea solo discussioni senza senso e inutili equivoci....

    Ma poi state vedendo che sta succedendo in edicola ????

    - Hacker Journal --- Rivista che spiega cose pressochè inutili che si trovano gratuitamente in rete news vecchie anche di mesi e non integrali spiegazione di attacchi informatici che tutto sono tranne che hacking (caso mai cracking...)

    - H&C --- Rivista un po piu seria (della casa di Linux&C) anche questa nata per la moda del momento...Potrebbe benissmo essere una rubrica di Linux&C ma si sa per guadagnare non si guarda in faccia a nulla

    - Hacker Magazin --- Rivista inutile con CD allegato inutile programmi che si trovano facilmente in rete ... Tra l'altro in retre si trovano anche strumenti molti più funzionali di quelli proposti..Nel primo CD hanno messo anche dei Trojan (Wow tool da veri hacker...)

    - CD pirata un cd pieno di immondizia esce senza rivista dentro anche una sezione Sexy con DIALER ALLEGATOOOO!!!

    Namo bene.........

  9. #9
    L'avatar di Panz
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    Citazione Originalmente inviato da Eternity6
    hacker è una parola strumentalizzata - violentata dai mass media - rovinata da una mala informazione . depistata da una faciloneria generale - un'inutile appellattivo per descrivere malamente menti affascinanti & banali criminali (dipende da chi usa questa parola) -

    ...

    Ma poi state vedendo che sta succedendo in edicola ????
    Non c'è nulla da stupirsi; nella storia dell'uomo la società si è sempre basata sull'ignoranza della massa, su cui una minoranza trae guadagno.

    Hacker è una parola di moda, quindi...

    Ma ai "veri" hacker penso che la questione non faccia nè caldo nè freddo.
    Panz.

    C'è sempre qualcuno che è più potente di te. Allora, quando lo incontri, fai in modo che sia dalla tua parte.


  10. #10
    L'avatar di twisterdark
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    up per la parola "hacker" moda del momento...
    Nessuno può negarlo, oramai anche su IRC si spacciano per hacker...poveri lamerini


    -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
    Un moderatore per gestirli, un moderatore per guidarli, un moderatore per sgridarli e nel buio anche bannarli...

    ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

  11. #11
    Guest

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    io non mi definisco assolutamente un hacker ma ho notato che c'è molta gente (sopratutto nelle chat ) che solo per saper utilizzare un trojan si definisce tale :)

    all'inizio quando ho letto online che usciva una rivista che parlava di hacking (HackerJournal appunto) ho pensato che poteva essere finalmente la rivista che dava giusta voce e giusto significato alla "categoria" degli Hacker , mi sbagliavo ancora la leggo (mi sono abbonato, ma non so se lo rinnovo sono molto deluso )

    purtroppo la parola Hacker online è diventata propio una moda :)

    MAH !!!

    un XXXX PENSIEROSO (difficile con la quantità d'alcool nel sangue)
    mi complimento con sugandbibi per le letture interessanti proposte :)

    avevo inserito il download di alcuni Ebook nel mio sito dopo averne letto uno (HOWTONetworking) :)


    che dirvi Buona lettura a tutti :)

  12. #12
    Guest

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    Essere o non essere!
    L'immortale dubbio di Amleto è sempre attuale?

    Io penso che darsi appellativi sia banale, stupido e controproducente, e già lo diceva qualcuno in questa discussione.
    Semmai è molto più calzante questa frase: Io sono in quanto so di non essere, parafrasando Socrate sicuramente lui un Hacker del suo tempo.

    Non ho mai pensato di essere un Hacker, l'informatica e quanto legata ad essa per me è solo un hobby, anzi, da quando esiste il web per tutto si riduce a creare siti per internet, in quanto penso che questa sia una forma d'arte, anche se per molti, ed anche per me fino a qualche tempo fa, è un lavoro vero e proprio.

    L'interesse è ormai sfociato in una forma di "politica" legata al processo porteto avanti da alcune associazioni, per la campagna di controinformazione, riguardo il Software Libero e le pastoie burocratiche di chi non ha interesse ad abbandonare non solo il Software Proprietario, ma lo status vivendi attuale. Tutto qui. :D

    Concludo soltanto dicendo che mi piace leggere, è la cosa in assoluto che amo di più, buona giornata a tutti.

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