L'altro giorno con la scuola andai in gita al Museo delle Scienze e dalla Tecnica di Milano e come ebbi deciso in precedenza, mi portai appresso la mia macchina fotografica, una Lumix GH1 con su montato il mio 20mm f/1.7.
Come aspettavo temendo, ricevetti gli assai da me sgraditi commenti come "ma l'obiettivo non dovrebbe essere più grande?" o "posso fare anch'io una foto?".
Fatto sta che durante la pausa pranzo mi misi a fotografare per diletto una mia compagna di classe, che si ritrasse dall'essere fotografata dopo appena due scatti con una messa a fuoco sbagliata.
In seguito prese la macchina e si mise a fotografare tutto il museo al posto mio, con suo grande piacere ricambiato da inquietudine e sovrappensiero mio. A fine giornata ebbi scattato unicamente due foto di fretta, di cui una tagliata male e l'altra mossa.
In pullman ella guardò ogni foto scattata il giorno stesso e, STAVA per cancellare una foto zoomata in cui compariva anche lei che la fermai in tempo. Dopo averle ricontrollate tutte, le rappresentazioni fotografiche in cui compariva lei RIUSCÌ a cancellare la foto più bella della giornata, in cui lei compariva di fronte, e lo sfondo sfocato, e io mi disperai, L'UNICA foto decente della giornata, rovinata!, perduta per sempre, per la sua caduca vanità, pressoché microbica e sicuramente vana, disperazione.
Oggi finalmente ho deciso di installare tre programmi, cercando di ripristinare le foto perdute.
NO! Non c'è più nulla da fare, le uniche foto recuperabili tuttavia giocando di scherno, si prendono beffa di me e mi sfottono perché quelle sono spazzatura, vecchie già salvate e distribuite sulle mie numerose copie rigide di sicurezza.
E così che finisce la mia avventura? Le mie speranze e il mio amore per la perfezione, la bellezza e l'arte? Se così fu comandato non posso che obbedire al nefasto fato che si avvale della mia debolezza e della mia innocenza e fiducia nell'umanità, da quando il mio perdono mi aveva ignorato lo stesso episodio che meno di un anno fu già accaduto.
Dovrò la prossima volta aspettare di essere tornato a casa di aver fatto le mie copie rigide di sicurezza prima di mostrare la mia esoterica arte.