Si chiama Tony Fadell e passerà alla storia per avere inventato in soli sei mesi l'iPod portando
alla Apple l'esperienza di anni nel campo dei dispositivi da tasca e di sei mesi alla Real.
Un articolo del New York Times lancia un lampo di luce sulla storia segreta del lettore di musica digitale e su una clamorosa occasione persa da Real Networks.




Dall'idea allo commercializzazione dell'iPod sono trascorsi appena sei mesi. Un tempo brevissimo ma che è servito a creare uno dei prodotti di maggior successo dell'elettronica di consumo. A rivelare questo e altri dettagli sulla nascita del lettore di musica digitale e a descrivere la sua influenza sulla storia recente di Apple è un articolo pubblicato sul New York Times e ripreso anche da C/Net .



Secondo quanto si apprende dall'articolo la decisione di realizzare iPod arrivò nel 2001. Allora Apple allestì frettolosamente un team di sviluppo alla cui guida venne messo Tony Fadell (il cui sito personale , benché arrivi solo al 2000, rivela molti dettagli interessanti sulla sua carriera). Si trattava di un giovane ingegnere che aveva lavorato a General Magic, una spin off di Apple nata a Cupertino come Paradigm e poi resa indipendente con lo scopo di creare dispositivi da tasca semplici e poco costosi, e poi alla Philips. Fadell era reduce anche da un'avventura andata male, la creazione di una società denominata Fuse che, come General Magic, avrebbe dovuto creare dispositivi da tasca, alcuni dei quali legati anche al mondo della musica digitale. Quando Fuse fu costretta a chiudere per non avere ricevuto la necessaria attenzione da parte degli investitori, Fadell tornò ad Apple, prima come collaboratore esterno poi a capo del progetto iPod al quale portò, evidentemente, molte delle idee che aveva avuto per i prodotti di Fuse.



Un aspetto interessante della vicenda è che Fadell aveva iniziato a collaborare anche con Real società per la quale aveva iniziato a studiare un dispositivo per la musica digitale, un progetto che anche la società di Seattle stava coltivando. Ma Fadell, dopo sei mesi, lasciò Real dove non era riuscito a farsi ascoltare né a vedere faccia a faccia il CEO Rob Glaser. Fu così che tornò alla Apple portandosi dietro idee ed esperienze che aveva raccolto nel corso della sua carriera ma anche nell'ambito della stessa Real.



L'articolo continua descrivendo anche qualche possibile scenario futuro di una Apple che sa mirabilmente reinventare se stessa comprendendo il mercato come poche altre società al mondo sanno fare, disegnando veri e propri "sistemi di business" che partono da concetti nuovi e realizzano uno scenario tecnologico e di profitti partendo da zero.



In questa ottica, secondo l'articolo, la WWDC di fine giugno potrebbe offrire qualche novità inattesa. Potrebbe essere un sistema interattivo per la casa e la TV che integra registratore digitale e computer oppure, considerando anche che Jobs recentemente ha più volte manifestato scetticismo sul tema, un dispositivo digitale per la comunicazione mobile. Un telefono cellulare evoluto, suggerisce il NY Times, che consenta ad Apple di entrare nel business appena nascente del Voice Over IP, la comunicazione in voce via Internet oltre che di applicare la sua esperienza in tecnologie come 3GPP e 3GPP2 abbinate al multiforme QuickTime.