Da mesi le nostre Forze Armate sono in Iraq. Questa presenza non ha prodotto nessun risultato concreto per la costruzione della pace e la lotta al terrorismo, ha invece assimilato il nostro Paese alle forze responsabili del conflitto. La supposta funzione "umanitaria" della nostra missione militare è vanificata dalla decisione di tutte le Ong italiane di rifiutare ogni collaborazione con le truppe e le autorità di occupazione.
La guerra prosegue tragicamente ogni giorno con il suo tributo di sangue e di lutti. Lutti e sangue che non hanno risparmiato neanche i soldati italiani dei quali piangiamo il sacrificio e anche in nome dei quali ribadiamo con ancora più forza il nostro "mai più".
Ritirare il nostro contingente militare non è un atto di codardia o una fuga davanti al terrorismo. È un atto che può ridare la parola alla diplomazia, all'Onu, a quella "risoluzione di conflitti con altri mezzi" solennemente sancita dall'articolo 11 della nostra Costituzione. È un atto di coraggio. Il più nobile perché rompe il fronte di coloro che hanno eletto la guerra infinta e preventiva a moderno paradigma di governo del pianeta. È un atto di civiltà contro la barbarie, perché svuota i giacimenti di odio e conseguentemente contrasta in modo efficace la follia dei terroristi. È un atto di giustizia, perché ripropone l'urgenza di edificare un diverso ordine economico basato sull'equa e solidale ripartizione delle risorse. È un atto di pace, il solo che può costruire il futuro estirpando dalla storia guerre e terrorismi.
Al Parlamento, chiediamo di non restare sordo e di compiere con convinzione questo atto.
Primi firmatari: Don Ciotti, Monsignor Raffaele Nogaro, Massimiliano Fuksas, Raniero La Valle, Michele Santoro, Piero Sansonetti, Rossana Rossanda, Edoardo Sanguineti, Mario Tronti, Marco Revelli, Haidi Giuliani, Teresa De Sio, Dario Vergassola, Leo Gullotta, Alessandro Curzi, Valentino Parlato, Alex Zanotelli, Lidia Menapace, Lisa Clark
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